Magic Torino squadra di wheelchair hockey su carrozzina elettronica

logo del magic è un toro stilizzato giallo con una mazza rossa tra le gambe

Storia della Nascita dell'wheelchair

Il wheelchair hockey "hockey su carrozzina elettrica è nato in Olanda una ventina di anni fa grazie ad un'idea di un gruppo di ragazzi distrofici e successivamente si è diffuso non solo in altri stati europei, ma anche dall'altra parte dell'oceano Atlantico, si gioca infatti anche in USA e in Canada. Data la notevole vicinanza hanno iniziato a praticare questo sport da parecchio tempo anche in Germania. I tedeschi infatti, dopo gli olandesi, sono indubbiamente i più forti in questo sport. Dopo qualche anno siamo arrivati noi, in Italia abbiamo iniziato a praticare il wheelchair hockey dal 1991 per iniziativa del Gruppo giovani della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare). La Distrofia Muscolare è una patologia gravemente invalidante, con numerosissime forme, il cui denominatore comune è l'indebolimento muscolare progressivo. I fasci muscolari colpiti variano in base al tipo di distrofia. L'idea di poter far praticare uno sport a ragazzi con questi problemi poteva sembrare un'utopia.

Consente un gioco di squadra, sia a ragazzi che riescono a colpire la pallina utilizzando la forza del braccio (tramite una mazza in materiale plastico), che a ragazzi che riescono ad impiegare la propria forza unicamente per azionare il comando della carrozzina elettronica, sulle cui pedane viene applicato uno strumento (stick) che permette di indirizzare la palla. E' uno sport di squadra adattissimo ai distrofici anche perchè rappresenta una possibilità in più per socializzare. Data la sua diffusione internazionale da la possibilità di viaggiare, favorendo gli scambi culturali. In Italia il primo campionato si è svolto nel 1996.

Agli inizi eravamo nettamente inferiori ai nostri amici olandesi e tedeschi sotto tutti gli aspetti, ora possiamo affermare di essere ad un discreto livello. I primi anni la voglia di giocare era ad altissimi livelli contrariamente all'organizzazione di tutto il sistema. Col passare del tempo siamo arrivati ad avere una nostra lega (la Wheelchair Hockey League) ed a giocare dei veri e propri campionati organizzati da essa con la collaborazione dal 1997 del C.S.I., i quali dividevano immaginariamente l'Italia in tre settori (nord-est, nord-ovest e sud) e decidevano in base a questi criteri i gironi da farsi, visto che ormai le squadre di wheelchair hockey andavano dal Piemonte fino alla lontana Sicilia. Dai tre gironi si arrivava infine agli ottavi di finale i quali erano giocati stile playoff con partita unica, cioè senza andata e ritorno.

Dal 2003 siamo passati dal C.S.I all'U.S. A.C.L.I. mantenendo inalterati gli aspetti sopra citati, cambiando chiaramente gli arbitri, prima mandati dal C.S.I. ed ora da quest'ultima. Non dimentichiamo la Nazionale, mentre una decina di anni fa non vi erano molte scelte da fare causa il minor numero di squadre e quindi di giocatori, oggi vi è un'ampia possibilità di scelta, la quale ricade oltre che su ragazzi distrofici anche su ragazzi con patologie meno invalidanti, quindi con più forza negli arti superiori. Ricordiamo che la regola per praticare questo sport non si basa sul tipo di patologia o sulla forza che una persona ha, ma solo sul fatto dell'uso di una carrozzina nella vita di tutti i giorni. Per questo motivo vi sono ragazzi che fanno uso di quest'ultima pur avendo grande forza nelle braccia. Questa disciplina è cresciuta quindi come organizzazione (anche se c'è ancora molto da migliorare), è cresciuta come quantità e qualità di atleti, è cresciuta come tecnologia (oggi l'azione si svolge rapidissima grazie anche a carrozzine super-veloci) e la voglia di giocare è rimasta quella di un tempo. Grazie a tutte queste cose il wheelchair hockey è arrivato ad essere un bello sport sempre più conosciuto e sempre più diffuso nel nostro paese.

(Unione di 2 scritti tratti dal sito www.whbologna.cjb.net e http://digilander.libero.it/uildmpadova)

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